Interessante mostra fotografica di Michele Berti sul paesaggio, un viaggio fra i meravigliosi paesaggi toscani a metà fra ideale e reale come indica il sottotitolo della mostra stessa.
Ho visto la mostra: "Il racconto del riso" di Gianni Berengo Gardin
Il nuovo lavoro fotografico di Gianni Berengo Gardin è un ritorno in quella "Terra di Risaia" che già lo aveva ospitato qualche anno addietro.
Il nuovo libro, "Il racconto del Riso", e con esso la nuova mostra al centro Forma è l'occasione per approfondire nuovi temi sulla coltivazione del riso nel vercellese.
Le foto in mostra non sono moltissime ma ben organizzate in temi che poi si ritrovano anche all'interno del libro che accompagna la mostra. Sono grandi stampe ai sali d'argento 50x70 e rendono bene l'idea del paesaggio e delle vita moderna delle cascine. Meno efficace, a mio modesto parere, la parte fotografica del tempo che fu dove vengono rifotografati dall'autore vecchi posti e cimeli di una vita di risaia scomparsa.
Il lavoro rimane ai massimi livelli come ormai da tempo Berengo Gardin ci ha abituati e getta un occhio indagatore su questa realtà rimanendo tuttavia sempre un po' distante da questo mondo agricolo del vercellese e non assurge mai ai livelli degli scatti più tipici di questo grande Maestro della Fotografia. Alcuni scatti invece risultano molto drammatici e riusciti in grado di trasmettere la tensione fra la natura e l'uomo che raramente si coglie con uno sguardo distratto mentre si viaggia sulle strade della terra del riso.
Il libro dall'omonimo titolo edito da Contrasto, è molto ricco di fotografie e sarebbe stato interessante se si fosse organizzata una mostra più vasta di quella allestita.
Ho visto la mostra: Robert Doisneau Paris en Liberté
Che Robert Doisneau fosse stato un grande fotografo è cosa nota, ma vedere una mostra grandiosa come quella portata a Milano (Paris en Liberté)
La ballata di Pierrette d'Orient, 1953
è una gioia per gli occhi e un arricchimento interiore di primissimo livello.
La mostra è molto ben concepita sia negli spazi che nel percorso attraverso la fotografia dell'artista. Anche didatticamente è perfetta, con una audioguida ineccepibile.Si apprendono così le tecniche fotografiche adottate da Robert Doisneau (appostamento, trappola fotagrafica, inseguimento e anche ricreazione di situazioni viste) insieme alla sua visione legata ad un umanesimo sempre presente nelle foto dell'autore anche quando non vi è affatto la figura umana ma al massimo la sua rappresentazione come nel caso della serie sugli uccelli e le statue dei personaggi famosi.
Una fotografia sempre ironica e spesso dissacrante, Doisneau diceva che il fotografo non dovrebbe mai prendersi troppo sul serio. Il suo era uno sguardo attento alla Parigi e ai suoi concittadini.
Meritano sicuramente una riflessione aggiuntiva anche alcune sue affermazioni che illustrano alcuni suoi lavori come, ad esempio, quelle sui fotografi di Place de la Concorde, dove Doisnea si esprime ricordando come spesso ci si accanisce in un eccessivo tecnicismo fotografico alla ricerca di uno scatto perfetto e di una qualche forma d'arte come se questa possa risiedere nel tecnicismo.
La mostra è, in fondo, un viaggio in una realtà umana raffigurata in modo partecipato e attento al quotidiano, a quel flusso di azioni umane che formano la vita della città. Lo stesso Doisneau rimpiangerà di aver "speso" alcuni anni al servizio dell'Alta Moda, un mondo patinato e distante dalla Parigi dei bistot e dei sobborghi che tanto amava.